a cura di: Marco Forti

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5. gijutsu yori shinjutsu
(lo spirito prima della tecnica)

Lo studio delle tecniche è importante, ma senza il giusto spirito anche la tecnica migliore non può salvaguardare il praticante da situazioni in cui la propria vita viene posta in serio pericolo.

Per tale motivo è importante coltivare il giusto spirito e fare in modo che questo accompagni sempre l'evoluzione tecnica.

fine sesta parte ....

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lunedì 31 agosto 2009

a cura di: Marco Forti

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4. mazu jiko wo shire, shikoshite tao wo shire
(prima conosci te stesso, poi gli altri)

Sun Tzu, nella famosa opera cinese «L'arte della Guerra», parlando della strategia offensiva in battaglia afferma: «Quando si conosce se stessi ed il proprio nemico, anche in cento battaglie non si è mai in pericolo. Quando non si conosce il proprio nemico ma si conosce se stessi, le possibilità di vittoria e di sconfitta si equivalgono. Se non si conosce né il proprio nemico né se stessi, ogni battaglia costituisce un grave pericolo.»
Il praticante di Karate-do deve divenire consapevole dei propri punti di forza e di debolezza, senza mai farsi accecare dalla concitazione o dall'eccessiva sicurezza di sé.
Deve poi accertare con calma e attenzione i punti di forza e di debolezza del proprio avversario per poter impostare una corretta strategia di azione.



fine quinta parte ....

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a cura di: Marco Forti

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3. karate wa gi no tasuke
(il Karate è dalla parte della giustizia)

Giustizia è ciò che è giusto.
La realizzazione della giustizia richiede vera forza e abilità
Gli uomini conoscono l'apice della propria forza quando sanno di essere nel giusto.
Questa consapevolezza è ben espressa nel detto: «Quando so di essere nel giusto potrò procedere anche se avrò davanti mille o diecimila avversari.»
Evitare l'azione quando è in gioco la giustizia è una disdicevole dimostrazione di assenza di coraggio.
Il Karate-do è una nobile arte marziale e non deve mai essere usata ingiustamente o impropriamente.
I praticanti di Karate-do devono essere sempre dalla parte della giustizia ed in ogni situazione in cui non ci sia altra scelta devono fare in modo che la loro potenza trovi espressione attraverso l'uso delle loro mani e dei loro piedi come armi.



fine quarta parte ....

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martedì 18 agosto 2009

a cura di: Marco Forti

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2. karate ni sente nashi
(non c'è primo attacco nel Karte)

Una delle regole di condotta dei samurai afferma che la spada non deve mai essere sguainata incautamente.
Il bushido insegna che solo quando la situazione non può essere risolta in altro modo si è autorizzati ad estrarre la spada dal fodero.
Poiché nel Karate-do le mani e i piedi si considerano come spade, il secondo principio qui in esame deve essere considerato un'estensione di tale insegnamento.
Il famoso maestro di Karate, Yasutsune Itosu, uno degli insegnanti dello stesso Gichin Funakoshi, scrisse a tal proposito:
«... quando diventa necessario non ci si deve dispiacere di dover sacrificare la propria vita per il proprio signore o la propria famiglia, coraggiosamente per il bene comune. Ciononostante il Karate insegna che il vero significato di quanto esposto non si applica al combattimento uno contro uno.
Per tale motivo anche se si riceve una minaccia o una sfida si deve evitare di sferrare un colpo mortale.
Dovete sempre mantenere come principio essenziale la preoccupazione di evitare di creare danni ad altri con i vostri pugni o calci.»
Anche se ci si trova in una situazione di emergenza, è bene evitare di sferrare un attacco letale, un po' come se si colpisse con la parte interna di una spada anziché con la parte tagliente per permettere all'avversario di poter riconsiderare il suo atteggiamento.
È altrettanto importante non essere mai la causa di situazioni di emergenza.
D'altra parte, e qui sta il corretto spirito evidenziato dal secondo principio, qualora non sia possibile evitare lo scontro fisico, si devono esprimere al massimo le proprie capacità marziali senza preoccupazione per la propria vita. Questo è anche lo spirito del Budo.


fine terza parte ....

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a cura di: Marco Forti

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1. karatedō wa rei ni hajimari, rei ni owaru koto wo wasuruna
(non dimenticare che il Karate-dō inizia e termina con il saluto)

Il Karate-do è un'arte marziale e come le altre arti marziali giapponesi deve iniziare e terminare con il rei.
Ma cosa si intende per rei?
Spesso viene definito come rispetto, in realtà significa molto di più. Il concetto di rei incorpora sia un atteggiamento di rispetto verso gli altri che un senso di umile autostima.
Chi onora se stesso e trasmette questa sensazione di stima - che diviene rispetto - nei confronti degli altri agisce quale espressione del rei.
Si dice che in assenza di rei regni la confusione e ancora che la differenza tra gli uomini e gli animali sta nel rei.
I metodi di combattimento che non contemplano il rei non sono arti marziali, sono solo disdicevoli sistemi di violenza. La forza fisica senza il rei è solo forza bruta, di nessun valore per l'essere umano.
Il vero rei è esteriorizzazione di un animo rispettoso.
Se non si pratica con una continua sensazione di riverenza e rispetto, l'arte marziale si riduce ad una semplice forma di violenza. Per questa ragione nella pratica delle arti marziali si deve mantenere il rei dall'inizio alla fine.

fine seconda parte ....

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venerdì 7 agosto 2009

a cura di: Marco Forti


Con questo articolo desidero iniziare l'analisi degli Shoto Nijukun, i venti principi guida del Maestro Gichin Funakoshi.
Questi venti precetti, espressi in forma compatta, come singole frasi ma con un contenuto profondamente filosofico, costituiscono un prezioso lascito del Maestro Funakoshi per guidare lo sviluppo dei suoi studenti fornendo ai principianti uno strumento per avvicinarsi agli aspetti spirituali e filosofici dell'arte e ai praticanti avanzati una preziosa risorsa per lo sviluppo personale.
I principi sono incentrati sull'aspetto mentale e sui requisiti spirituali più che sugli aspetti tecnici.
Il fine del Maestro Funakoshi è quello di spronare coloro che intendono proseguire nella Via del Karate-do ad approfondirne gli aspetti più significativi: l'onestà, la perseveranza, il coraggio e, soprattutto, l'umiltà da esprimere attraverso il rispetto e la cortesia.
Gli Shoto Nijukun non solo forniscono insieme incoraggiamento ed ammonimento ai praticanti ma estendono la propria validità verso un'applicazione universale.

Mi avvarrò in particolare dei commenti che Genwa Nakasone, allievo del Maestro Funakoshi, scrisse nel 1938 e che furono letti e approvati dallo stesso Gichin Funakoshi.
Le traduzioni italiane dei principi qui presentate sono quelle letteralmente più vicine all'originale giapponese.

...fine prima parte ...

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martedì 4 agosto 2009

di: Sokon «Bushi» Matsumura Sensei
Traduzione dal giapponese all'inglese: Patrick & Yuriko McCarthy
Traduzione dall'inglese all'italiano:
Marco Forti

Attraverso la decisione e l’allenamento inflessibile si può raggiungere l’essenza della tradizione del combattimento. Non meno interessante è la somiglianza fondamentale tra le tradizioni di combattimento e quelle degli studi letterari. Esaminando il fenomeno letterario scopriamo tre elementi distinti: 1. Lo studio di Shiso (letteratura), 2. Lo studio di Kunko (esegesi), e 3. Lo studio di Jukyo (Confucianesimo).

Shiso si riferisce alle parole di comando, alle abilità comunicative e alla ricerca di una posizione lavorativa retribuita. Kunko si riferisce allo studio comparato nella filosofia degli antichi documenti e all’insegnamento del senso del dovere attraverso l’esempio. Ora, nonostante la loro unicità non consentono di trovare la “Via”. Fornendo solo una comprensione superficiale del fenomeno letterario, Shiso e Kunko non possono, pertanto, essere definiti studi completi.

È nello studio di Jukyo (Confucianesimo) che possiamo trovare la “Via”. Trovando la Via possiamo guadagnare una profonda comprensione delle cose, costruire la forza dalla debolezza e far sì che le nostre sensazioni siano più sincere, diventare virtuosi e anche amministrare più efficacemente i nostri affari, e così facendo, rendere la nostra casa un posto più pacifico. Un precetto che può applicarsi anche alla nazione e al mondo intero. Questo quindi è uno studio completo ed è chiamato Jukyo.

Analizzando le discipline da combattimento scopriamo tre distinte divisioni: 1. Gakushi no Bugei, 2. Meimoku no Bugei, e 3. Budo no Bugei.

Le arti marziali dell’intellettuale - Gakushi no Bugei - praticate dagli scolari e dagli ufficiali di corte sono come giochi psicologici di strategia. Non sono utili per il combattimento reale ma più simili ad una danza e non hanno profondità reale.

Le arti marziali dei pretenziosi - Meimoku no Bugei - sono considerati puramente fisici nella forma e hanno come unico scopo la vittoria. Senza virtù, i praticanti sono conosciuti per essere polemici, spesso violenti verso gli altri e anche verso se stessi e occasionalmente causa di disonore e vergogna per i loro genitori, fratelli e altri familiari.

Le arti marziali del Budo - Budo no Bugei - non sono mai praticati senza convinzione ed i praticanti coltivano una serena saggezza che non conosce contesa o vizio. Promuovono la lealtà verso la famiglia, gli amici e il Paese, assicurano un decoro naturale che incoraggia un carattere audace.

Con la fierezza di una tigre e la rapidità di un uccello, una calma indomabile consente di soggiogare senza sforzo ogni avversario. Ora, Budo no Bugei 1) vieta la violenza intenzionale, 2) governa il guerriero, 3) fortifica la gente, 4) promuove la virtù, 5) tranquillizza la comunità, 6) apporta un’armonia generale e 7) garantisce la prosperità.

Queste sono chiamate “Le sette virtù del Bu” e sono state venerate dai “Seijin” (persone sagaci; probabilmente confuciani cinesi) nel documento intitolato “Godan-sho” (un antico scritto che descrive le vie della Cina).
Quindi la Via del Bun Bu (letteralmente studio della filosofia e tradizioni del combattimento, spesso descritta come “la penna e la spada”) ha caratteristiche reciproche. Uno scolaro non ha bisogno di Gakushi o Meimoku no Bugei, solo di Budo no Bugei. Qui è dove troverai la Via. Questa forza d’animo indomita coinvolgerà profondamente il tuo giudizio nel riconoscere opportunità e reagire di conseguenza, poiché le circostanze dettano sempre i mezzi.
Posso apparire a volte indifferente o scortese, ma la mia convinzione è fortemente basata sui principi del Budo no Bugei. Se seguirai i miei insegnamenti come te li ho trasmessi, senza reticenze, senza lasciare alcun segreto né nulla di nascosto nella mia mente, troverai la Via.

Firmato: Matsumura Bucho 13 maggio (ca. 1882)
Al mio saggio allievo Kuwae (Ryosei)

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